13/11/11

Uomini e Tonni

C'è un uomo sul ponte della nave, vicino alla prua.
Se ne sta immobile appoggiato alla murata, indifferente al rollio e alle onde che si abbattono contro lo scafo, innalzandosi in pennacchi di schiuma. Indossa un cappotto da marinaio e un berretto scuro. Sta mangiando con un coltello da una scatoletta e no, non è Corto Maltese.
E' il Nostromo BurntIce.

Il Nostromo BurntIce
Ma chi è il Nostromo?
Il Nostromo è quel tipo burbero ma sagace che parla con i tonni e, occasionalmente, li mangia. Dove abbia imparato la loro lingua non si sa, è risaputa però la passione di questi ultimi per tutto ciò che concerne l'intrattenimento letterario (robaccia, i pesci non leggono i classici) e videoludico (i pesci ci invidiano perché sott'acqua non possono attaccare la spina di computer e console, checché ne dica Spongebob).
Così il Nostromo si è fatto interlocutore della fauna sottomarina per tutto quello che riguarda questi ambiti, scegliendoli come punti cardinali. Dato che i tonni non hanno modo di seguire tempestivamente le ultime uscite, il Nostromo si riserva di servire loro anche piatti non proprio freschissimi. Insomma, il Nostromo parla sì di libri e videogiochi, ma solo di quelli che vuole, quando vuole. E il suo giudizio è terribilmente di parte e soggettivo.
Ciononostante, il Nostromo è un lupo di mare a posto e intrattiene ottimi rapporti con Bussola, il gatto della nave.

Antonio Di Pietro alle prese con il cosplay del Nostromo BurntIce

Al momento il Nostromo si sta dedicando alla lettura de "La Pelle" di Curzio Malaparte e del ben più mainstream e scorrevole (!) "I Guerrieri del Ghiaccio" di George R. R. Martin.
Nel vano della sua console si trova invece l'apocalittico Metro 2033.
E' probabile quindi che il primo vero articolo riguardi uno di questi tre.

O anche no, dato che è uscito Skyrim e il Nostromo si sta infliggendo da giorni punizioni corporali per evitare di correre ad acquistarlo.

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La proprietà dell'immagine con Di Pietro va a www.blogantropo.it, al quale l'ho candidamente rubata googleando :)



12/11/11

L'epilogo senza felici e contenti

Mi tocca un esordio degno di questo nome, considerando la centralità e l'assoluta importanza di questi minuti durante i quali si fa la storia. Viene quasi da richiamare il celebre detto garibaldino, pur senza il suo entusiasmo dovuto a un ottimismo per certi versi più diffuso che adesso: o si fa l'Italia o si muore.
La storia di oggi è una storia eclatante, che segna una svolta. C'è parecchia esitazione nel guardare e riguardare la molteplicità di informazioni lampeggianti che annunciano che adesso, in questi ultimi minuti, crolla il governo Berlusconi. La Repubblica - leggermente saccente - mi informa dal suo sito che sciorina aggiornamenti che ci sono voluti 1284 giorni di Governo per raggiungere un simile evento che, a questo punto, risulta epocale. Non si sente/legge altro che "è la fine di un epoca" su media italiani ed esteri e forse - non saremo certo noi a profetizzarlo - è proprio così.
Voci plurime parlavano di un trucchetto, di ripensamenti, strategie o sotterfugi, ma la notizia è certa: Napolitano ha preteso e ottenuto le dimissioni.

Berlusconi si dimette al Colle, tra le urla di gioia dei manifestanti e il dito medio di Formigoni, che più di ogni altra cosa sembra esprimere il clima di questo nostro panorama politico.

Da 19 anni a questa parte, Berlusconi è stato l'uomo al centro della scena in Italia. Ha adottato strategie di marketing facendo del suo partito (qualcuno ha definito "Forza Italia" un inno da stadio, facile da pronunciare e da assimilare) un'azienda ben oliata con l'unico scopo di fare del suo fondatore un unto dal signore, investito dal popolo stesso e da Dio. Si può dire che abbia rivoluzionato la politica stessa, professandosi uomo di destra ma applicando strategie economiche, una volta al potere, decisamente discordanti con i principi liberali della sua parte politica, facendo dei suoi governi teatrini sorridenti, concedendo alla Lega qualche biscottino e facendo dimenticare agli italiani il significato di molte parole, non ultima "politica" (ndr. Jackie si è scelta un ambito semplice). A riconferma di questo si registra una disaffezione ormai cancrenizzata dei nostri concittadini per tutto quello che concerne i palazzi del potere e la >cosiddetta Casta: tutti odiano i politici, tutti odiano la politica e i suoi metodi, mai come adesso si è vista una così scarsa fiducia in chi ci governa. Ma guai a pensare che il problema è limitato solo al B. e ai suoi fedelissimi! La disaffezione è totale, apatica, diffusa; non perdona nessuno. E se chi attacca LE opposizioni nella loro moltitudine può ben argomentare, deve anche rendersi conto che l'ultimo, letale colpo di coda di Berlusconi è stato trascinare giù con sè anche tutti gli altri. Quante volte abbiamo sentito "se non ci sono io, non c'è neppure una alternativa", "la sinistra non esiste" oppure paventare uno spettro comunista in agguato? Questo avvelenamento passivo di tutto, in blocco, senza esclusione di colpi, ci lascia ad annegare in una situazione di paralisi, in cui i cattivi sono tutti e sono talmente tanti che alla sera gli incubi paiono barzellette.
I più maligni giurano che Berlusconi è talmente distante da una qualsiasi ideologia, che se al momento del suo esordio ci fosse stato un posto libero a sinistra si sarebbe buttato da quel lato; amaramente mi interrogo su quale sarebbe stato l'esito di un simile destino, ma non sono una maligna e la storia non si fa con i se e con i ma.

Del tragicomico siparietto che parte con la lettera della moglie al quotidiano la Repubblica, che segna quasi una svolta nel percorso umano e politico del fantomatico uomo protagonista di ogni genere di cronaca (politica, giudiziaria, rosa), è opportuno fare un accenno aperto e subito concluso, perchè questa istantanea fissata in un momento epocale non possa dirsi incompleta.
Rocco Siffredi e la sua ex moglie lo definiscono "malato di sesso": Veronica lo lascia e la pornostar lo invita per parlare del loro "problema comune". La presunta malattia, legata a doppiofilo ad un crescente delirio di onnipotenza, lo portano nel corso degli anni ad una sempre maggiore convinzione che nulla lo potrà ledere, perchè dalla sua ha l'investitura del popolo. E allora via a festini, bunga-bunga, Noemi, nipoti di statisti e tutto quello che può soddisfare un infaticabile uomo anziano divorziato, che è disposto a usare la sua illustre poltrona di Presidente del Consiglio per promettere a ragazze consenzienti ma disperate uno spiraglio televisivo o, perchè no? Politico! Vediamo quindi scendere in campo al fianco del cattolicissimo Formigoni, un po' bacchettone come si addice ai suoi trascorsi politici, una Nicole Minetti tutta lustrini e ammiccamenti, che rimedia le "vergini" al "drago" e si fa lei stessa gran protagonista di Arcore insieme a un sudaticcio e fuoriposto (?) Lele Mora e un ingessatissimo Emilio Fede (ndr. E come scordare la soavità dei versi di Apicella? ).
In questo panorama grottesco e tristemente italiano, la Chiesa - un po' tardiva - abbandona il suo pupillo, prendendo le distanze e auspicando un clima più sobrio che Berlusconi non può e non vuole concendere: è l'uomo del riflettore, dei lifting, delle risate sguaiate e delle battute un po' da bar che lo avvicinano - o avvicinavano? - a un tipo di elettorato che vedeva in Silvio il mito del "mi sono fatto da solo". Abbandonato dai sostenitori storici, continua la sua corsa da solo e lo fa con un Bossi ormai allo stremo, un Tremonti tremolante e occhiaie sempre più pesanti. La meta? La santità.
Spacca l'Italia e i suoi poteri, dando addosso al Presidente della Camera "traditore", al potere giudiziario "fazioso e comunista". Sguinzaglia il potere dei suoi media, fa arrivare in parlamento bozze di legge per tappare internet e, non ultimo, si dichiara un perseguitato.

E l'epilogo? Difficile che qualcuno di così ingombrante svanisca in un battito di ciglia, mi dichiaro quindi tra i cinici per quanto riguarda una sua definitiva scomparsa. C'è da dire che le dimissioni di questa notte sono quanto di più lontano dall'uomo che si è sempre detto "il miglior premier degli ultimi 150 anni", ma i numeri in Parlamento - almeno quelli - non sono un'opinione.

Che sia un giorno storico, una svolta o un nuovo inizio, di una cosa siamo ben certi: da domani iniziano le difficoltà, quelle più vere. Si tratta di riprendere in mano un'economia - a detta di tutti - allo sbando e riportare l'Italia al suo posto tra le potenze mondiali. Che sia un Monti, un voto popolare o lo spirito santo, c'è da rimboccarsi le maniche per dare inizio ad un processo che non finisce certo con la presunta (?) uscita di scena del B. Solo a quel punto, forse, saremo felici e contenti.

Incontro con Dario Fo

Giovedì 10 Novembre 2011 Ore: 11.00 Luogo: Università La Sapienza: Facoltà di Lettere

Lectio Magistralis “Rosa fresca e aulentissima”

Dario Fo ha un volto roseo e lucente, porta una giacca marrone, camicia di un azzurro chiaro, foulard rosso scuro a pois. Un applauso caloroso lo accoglie, tutti aggiustano il sorriso migliore. Deciderà lui, parlerà di quello che vuole. Per prima cosa chiede di ringraziare la moglia Franca, seduta alla sua sinistra, che ha raccolto in un archivio tutti i suoi documenti, più di due milioni. All'improvviso si manifestano problemi: il microfono da tavolo non vuole saperne. Non sa se sia meglio usare il gelato e noi studenti, che conosciamo il dramma di quella maledetta aula, lo preghiamo di usare quest'ultimo. "Allora mi alzo in piedi, preferisco". Inizia con Giotto e arriva a un personaggio che definisce straordinario: Pietro Cavallini. Un incendio del milleottocentoventitre distrusse quasi completamente la cattedrale di San Paolo fuori le mura e così otto anni dei suoi affreschi sono andati perduti. Cavallini aveva più di cinquant'anni quando Giotto ne aveva diciotto, e visse per un intero secolo. Ma venne in futuro declassato dal Vasari a discepolo di Giotto e, per cinquecento anni, il pregiudizio proseguì implacabile. Fo chiama "imbecilli" i cardinali e i vescovi che non hanno minimamente considerato il pittore, sconosciuto a Roma. "Chi è andato a vedere questo pittore? Io e te!" dice alla professoressa di Storia dell'Arte e Spettacolo. Parlando di architettura si arena un attimo sui greci:
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"

"Macchine l'ho detto io!"
Qualcuno glielo dice "Ah! le gru". Parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo avvisa "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". Una professoressa prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". La prima, e ultima, ragazza che gli rivolge una domanda dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre". Sta già per rispondere, ma la domanda, tenta di far capire una professoressa in prima fila, non sarebbe proprio conclusa... E in quel momento, ad aggiungere ulteriore disagio, ci pensa il microfono terrorista sul tavolo, che manda inquietanti suoni. Ma riprende subito possesso del gelato narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole! Il partito comunista elogia quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza di nuovo: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". Risate fragorose, condite da sonori applausi. Sembra compiaciuto, ora passa la parola alla moglie, è stanco. "Il fatto di essere qui ci emoziona fortemente" dice timidamente da dietro gli occhiali da sole la signora Franca. Per ultimo prende la parola un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso Dario Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".

Crisi

11/11/11

Segnare la rotta

Un governo popolare senza un’informazione popolare, o i mezzi per acquisirla, non è altro che il prologo ad una farsa o una tragedia, o forse entrambe. La conoscenza governerà per sempre sull’ignoranza: e un popolo che vuole essere il governatore di se stesso, deve armarsi del potere che deriva dalla conoscenza.” Con queste parole il Padre della Costituzione degli Stati Uniti, nonché quarto Presidente, James Madison commentava l’importanza della libera informazione in un qualunque sistema che si possa definire democratico. La Bussola intende essere proprio questo, un mezzo di informazione popolare, democratico e libero. La Bussola sarà una blog d’informazione che, attraverso i propri articoli di cronaca e approfondimento, spera di aggiungere il proprio, modesto, contributo a quei canali d’informazione popolare come appunto blog e social network. Il motivo che ci ha spinti ad iniziare la redazione de La Bussola è semplice: la libertà d’informazione. Come anche i recenti eventi di rilevanza internazionale (ad esempio le rivoluzioni in Nord Africa) hanno ampiamente dimostrato, l’informazione libera ed il passaparola su internet possono essere strumenti molto potenti. Uno dei principali punti di forza di questo “sesto potere” (dopo i classici tre di Montesquieu; i media tradizionali e la televisione) sta proprio nella pluralità delle fonti, che permette un confronto di una immediatezza straordinaria. Il nostro desiderio è quello di collaborare ad arricchire questa grande rete di scambio di informazioni, novità e riflessioni attraverso gli articoli che, d’ora in avanti, la nostra ciurma provvederà a pubblicare. I temi trattati saranno molteplici, dalla politica nazionale ed estera alle ultime novità tecnologiche ed artistiche, e saranno trattate con il massimo dell’obbiettività e chiarezza. Ogni membro della ciurma avrà un proprio “punto cardinale”, ovvero un determinato settore d’interesse specifico (ad esempio cronaca politica, eventi etc.) nel quale sarà più pratico per rendere gli interventi più mirati e puntuali. Vi invito perciò a seguire (e condividere) il nostro avventuroso viaggio e non ci resta che segnare la nostra rotta armati con La Bussola.