
Lectio Magistralis “Rosa fresca e aulentissima”
Dario Fo ha un volto roseo e lucente, porta una giacca marrone, camicia di un azzurro chiaro, foulard rosso scuro a pois. Un applauso caloroso lo accoglie, tutti aggiustano il sorriso migliore. Deciderà lui, parlerà di quello che vuole. Per prima cosa chiede di ringraziare la moglia Franca, seduta alla sua sinistra, che ha raccolto in un archivio tutti i suoi documenti, più di due milioni. All'improvviso si manifestano problemi: il microfono da tavolo non vuole saperne. Non sa se sia meglio usare il gelato e noi studenti, che conosciamo il dramma di quella maledetta aula, lo preghiamo di usare quest'ultimo. "Allora mi alzo in piedi, preferisco". Inizia con Giotto e arriva a un personaggio che definisce straordinario: Pietro Cavallini. Un incendio del milleottocentoventitre distrusse quasi completamente la cattedrale di San Paolo fuori le mura e così otto anni dei suoi affreschi sono andati perduti. Cavallini aveva più di cinquant'anni quando Giotto ne aveva diciotto, e visse per un intero secolo. Ma venne in futuro declassato dal Vasari a discepolo di Giotto e, per cinquecento anni, il pregiudizio proseguì implacabile. Fo chiama "imbecilli" i cardinali e i vescovi che non hanno minimamente considerato il pittore, sconosciuto a Roma. "Chi è andato a vedere questo pittore? Io e te!" dice alla professoressa di Storia dell'Arte e Spettacolo. Parlando di architettura si arena un attimo sui greci:
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"
"Macchine l'ho detto io!"
Qualcuno glielo dice "Ah! le gru". Parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo avvisa "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". Una professoressa prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". La prima, e ultima, ragazza che gli rivolge una domanda dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre". Sta già per rispondere, ma la domanda, tenta di far capire una professoressa in prima fila, non sarebbe proprio conclusa... E in quel momento, ad aggiungere ulteriore disagio, ci pensa il microfono terrorista sul tavolo, che manda inquietanti suoni. Ma riprende subito possesso del gelato narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole! Il partito comunista elogia quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza di nuovo: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". Risate fragorose, condite da sonori applausi. Sembra compiaciuto, ora passa la parola alla moglie, è stanco. "Il fatto di essere qui ci emoziona fortemente" dice timidamente da dietro gli occhiali da sole la signora Franca. Per ultimo prende la parola un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso Dario Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".
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